Può apparire anomalo che da una disciplina di natura non violenta come quella dello yoga emergano una serie di riferimenti a guerre e guerrieri, eroi ed eroine pronti a dare la vita per vincere le battaglie a cui partecipano. Uno dei testi più venerati dal mondo induista, la Bhagavad-Gita, narra del dialogo tra il principe guerriero Arjuna e il Dio Krishna che ebbe luogo su un campo di battaglia alla vigilia di uno scontro tra due grandi eserciti.

Quelli che un tempo erano guerrieri costruiti e preparati per combattere il nemico in scontri frontali non fanno più parte dei nostri giorni; ciò che ci rimane di quei tempi sono i grandi racconti di guerra della tradizione indiana, ma anche quelli di fattura occidentale. Racconti che nascondono in realtà delle allegorie: i nemici, gli eserciti contrapposti, le lotte, rappresentano il conflitto interiore di ogni essere umano tra il bene e il male, tra infanzia e maturità – gioco e responsabilità -, tra istinto e ragione, …

Così come Arjuna nella Gita, anche il giovane Achille nell’Iliade è sempre stato consapevole dalla sua condanna. Achille ha fatto la scelta di combattere ben sapendo che ciò era senza rimedio o ritorno possibile; la speranza gli era stata preclusa e la sua sorte non era che una lunga linea diritta, un percorso obbligato sulla strada che dall’emozione e l’intensità del ricordo infantile porta al distacco cosciente ed erudito dell’uomo adulto.

Arjuna e Achille lottano, seppur spesso guidati da contraddizioni interne, contro il male, perché chiamati ad eseguire il loro dovere, trasformando la storia ma prima di tutto le loro anime.

Ciò che lo yoga, attraverso le sue asana e i pranayama celebra, e che viene esaltato come ideale per tutti gli yogin, è il “guerriero spirituale”, colui che con forza tenacia si batte contro il nemico universale, ovvero l’ignoranza (avidya), la causa principale di tutte le sofferenze.

Lo yoga raccoglie da posizioni e atteggiamenti dei guerrieri di un tempo alcune forme e simboli utili per lo yogin. Il guerriero dovrebbe combattere la sua battaglia interiore, senza assumere un’attitudine rigida e un atteggiamento di opposizione rispetto a ciò che considera un ostacolo ma che invece è parte della sua natura. I nemici da combattere sono i limiti, le paure, ma la loro distruzione può avvenire solo dopo averne preso coscienza. Tutto ciò che nella personalità di ogni individuo impedisce la libera espressione di sé deve essere comunque accolto e compreso. Qualsiasi ostacolo può contenere energie imprigionate, risorse da recuperare e poi da trasformare in virtù.

Il cammino dello yoga ci insegna che comportamenti esteriori ed interiori, attraverso la pratica costante, possono essere trasformati sul piano fisico, istintuale, emotivo e mentale.

L’epica indiana è ricca di figure eroiche che ci insegnano a lottare quando è necessario o a ritirarci al momento opportuno, a vincere o ad accettare la sconfitta, sempre con onore.

La storia di Virabhadra, uno tra i più noti guerrieri della storia hindu è esemplificativa. Nato da una ciocca di capelli del Dio Shiva e messo, dallo stesso Shiva, a capo dallo della legione, è un guerriero sanguinario ma non solo. Come Shiva, distrugge per salvare: il suo vero nemico è l’ego. Mozzando la testa all’ego, Virabhadra ci aiuta a ricordare di essere umili.

Mahavira, invece, è il “vincitore”, l’ultimo maestro riconosciuto dai jaina. Contemporaneo al Buddha è colui che ha trionfato sulle passioni e ha raggiunto la liberazione dalle schiavitù delle vritti, le fluttuazioni mentali.

E poi altri gli guerrieri “yogin”: Bhima, Duryodhana, Drupada, Skanda, Viradhanur, Karttikeja, Suta a cui corrispondono specifiche asana. Ma ogni guerriero deve attraversare il percorso dell’arciere: combattere i limiti per arrivare alla conoscenza suprema.

I miti dell’India antica ci forniscono elementi chiari; i requisiti fondamentali per intraprendere la via della conoscenza suprema, jnana, sono due: icchà, la volontà e krya, la forza e l’azione. Solo con la determinazione a mirare al bersaglio, dunque fermi sui principi di volontà e azione, il Guerriero Spirituale sarà in grado di colpirlo e vincere così le umane ristrettezze.

Un altro aspetto importante è la trasformazione del “mentale”, delle emozioni e delle sensazioni; la presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie possibilità consente di allentare le maglie che soffocano il contatto con la nostra essenza. I limiti del carattere non devono impedire di iniziare una ricerca spirituale, bensì dovrebbero diventare parte integrante di essa.

L’energia del guerriero assume nello yoga un suo valore laddove può diventare strumento di crescita personale attraverso le forme che “i guerrieri” rappresentano.