Il respiro è un ponte tra voi e il vostro corpo.
Respiro e coscienza dovrebbero diventare tutt’uno.
(Osho)
Nella pratica yogica il respiro diviene forza vitale quando si utilizza per consentire al prana di dirigersi verso l’alto, attraverso tutti i chakra, in modo da trascendere lo stato puramente fisico e giungere a quello di pura coscienza.
Negli Yoga Sutra, Patanjali definisce pranayama la regolazione di inspiro, espiro e sospensione del respiro. Sostanzialmente attraverso il controllo del respiro si rende cosciente un processo inconscio che parte dalla parte primitiva del cervello posta alla sommità della spina dorsale e che stimola il diaframma che è il principale muscolo responsabile dell’inspirazione. Il diaframma si contrae e si rilassa ritmicamente. La contrazione del diaframma espande la gabbia toracica e crea una pressione negativa all’interno che richiama aria nei polmoni (inspirazione). Quando il diaframma si rilassa, la gabbia toracica si restringe e aumenta la pressione all’interno dei polmoni che possono espellere l’aria (espirazione).
L’espirazione invece è un fenomeno puramente passivo – cioè avviene semplicemente per l’elasticità delle strutture interessate ma può essere incrementata attivando i muscoli retti e traversi dell’addome.
Controllando consapevolmente il respiro trasferiamo la funzione dal primitivo midollo allungato ai lobi frontali, che sono il centro più alto nel sistema nervoso centrale e sede della coscienza, creando un conseguente movimento energetico diretto verso l’illuminazione.
Il prana che è una forma di energia, circola all’interno del corpo in cinque direzioni adempiendo a diverse funzioni: questi soffi di prana vengono chiamati vayu. Il prana vayu si muove dal diaframma alla base della gola: ha sede nella regione del cuore, controlla la respirazione, il battito cardiaco e la circolazione. Apana vayu scende verso il basso, dall’addome ai piedi; regola la funzione dell’eliminazione di urina, feci, mestruazioni, eiaculazione e parto. Samana vayu oscilla nello spazio tra l’ombelico e il diaframma; regola la digestione e funge da bilanciatore tra apana vayu e prana vayu. Udana vayu fluisce dalla base della gola alla sommità del capo e regola la tosse, la deglutizione e la chiusura della gola. Vyana vayu fluisce in tutte le direzioni e pervade il corpo intero trasportando il prana in ogni cellula.
Se diveniamo consapevoli del respiro e ne controlliamo ritmo e profondità possiamo modificare la direzione normale del prana; impedendo ad apana vayu di fluire verso il basso possiamo invertire il flusso e utilizzare questa fonte di energia per giungere in uno stato di “alta consapevolezza”.
L’inspirazione conscia dirige il prana vayu verso il basso agevolando l’apertura del canale energetico posto alla base della colonna (sushumna nadi). La contrazione conscia del pavimento pelvico dirige l’apana vayu verso l’alto, verso l’apertura di sushumna. Nella ritenzione del respiro dopo l’espirazione, il diaframma di solleva e l’addome si svuota: prana, apana e samana vayu si uniscono nella sushumna. Quando il torace si solleva e il mento si posiziona tra le clavicole, udana vayu si unisce agli altri nella sushumna nadi.
Kariba Ekken, un mistico del XVII secolo disse: “Se desiderate uno spirito tranquillo, per prima cosa regolate il vostro respiro, poiché quando questi è sotto controllo, il cuore sarà in pace: un respiro spasmodico porta invece il cuore in agitazione. Perciò prima di iniziare qualsiasi attività regolate il respiro che addolcirà il vostro carattere e calmerà il vostro spirito”.
Esiste una stretta relazione tra il nostro essere, fisico e non solo, e lo spirito, ciò che spesso ci appare fuori da noi. Quando, inspirando, il prana entra in noi è come se parte dello Spirito Universale (Paramatma) contattasse la nostra anima individuale (jivatma) e in quell’attimo, attraverso quell’unione, la consapevolezza si espande e avviene un processo di armonizzazione tra il respiro individuale e il respiro cosmico.
“Liberare la mente da tutte le sue illusioni è la vera rechaka (espirazione): la realizzazione che “Io sono Atma (lo spirito) è la vera puruka (inspirazione); mantenere stabilmente la mente su questa convinzione è la vera kumbhaka (ritenzione). Questo è il vero pranayama”. (Sankaracharya)
L’anima che vive dunque nell’elemento aereo entra nell’essere umano attraverso i polmoni i quali dovrebbero essere in grado di assimilarne il più possibile e al meglio.
Secondo la tradizione della medicina orientale i polmoni e l’intestino crasso sono tra loro connessi e la loro energia è la medesima. Sono organi di assimilazione ed eliminazione: i polmoni assorbono ossigeno ed eliminano anidride carbonica e sostanze liquide. L’intestino crasso invece, elimina le feci, la parte del cibo che non viene assorbito e assimila acqua, sali minerali e vitamine prodotte dalla flora intestinale. “Il rapporto tra polmoni e intestino crasso può essere paragonato a quello che lega le radici di un albero alle sue chiome: le radici sono in contatto con la terra e con i liquidi, la parte superiore è invece responsabile dello scambio di gas e aria.” (M. Halsey)
E’ piuttosto usuale che problematiche intestinali siano connesse a patologie respiratorie; quando non vengono eliminate le tossine queste risalgono sino ad intasare i polmoni. Per risolvere problemi respiratori quali tosse e muco si dovrebbe intervenire sull’intestino favorendo una maggior evacuazione intestinale; altresì, qualora l’intestino risulti in deficit è fondamentale lavorare sulla respirazione per aiutare i polmoni che come spugne dense e umide devono mantenersi morbidi e con i loro pori molto aperti, per ricevere i gas dell’aria e dal sangue. Le difficoltà respiratorie nascono quando “la spugna” risulta eccessivamente bagnata e i suoi buchi si ostruiscono oppure quando all’interno c’è troppa umidità; il tutto può dare origine allo sviluppo di infezioni. Le strategie per risolvere questi problemi sono diverse e tra le più importanti, l’alimentazione. Consumare prodotti raffinati come lo zucchero o il caffè, i latticini oppure la frutta tropicale o grandi quantità di succhi significa riempire l’organismo di sostanze che, per la loro natura espansiva e leggera tenderanno a salire verso le parti alte del corpo e che per essere eliminate dovranno passare dai polmoni. Se non si interviene diminuendo di molto il consumo di questi cibi si rischia allora di creare intasamenti dannosi. Tenendo inoltre presente che l’intestino è il grande alleato dei polmoni dovremmo imparare ad alimentarlo con grande attenzione. “Il riso integrale risulta un prezioso alleato per rafforzare i polmoni e l’intestino. … Lo zenzero (radice dal gusto piccante) andrebbe aggiunto ad ogni tipo di preparazione. …Le verdure a foglie verdi aiutano i polmoni creando apertura e incrementando la capacità di espandersi, mentre le radici – carote, rape e bardana per esempio – rinforzeranno l’intestino e le sue capacità di eliminazione.” (M. Halsey)