Subissati da un’infinità di stimoli e di cose da fare, obbligati o per scelta, si corre, si scalpita avvertendo però sempre di più la sensazione di essere fuori tempo, fuori posto, fuori di testa… fuori dal centro. Anche il corpo risente della precarietà del nostro vivere e dunque spesso si ammala. Viviamo costantemente ricercando di equilibrare aspetti polari dell’esistenza – si pensi solamente all’attività dei due emisferi celebrali oppure all’esigenza di ritrovare una dimensione interiore-spirituale in un mondo essenzialmente materiale e pieno di “esteriorità”. E’ dunque indiscutibile l’importanza di ricercare un centro e mantenerlo, partendo dal corpo fisico per raggiungere la mente come ci indica lo yoga. Nella pratica yogica il punto fisso ci consente di trovare l’equilibrio fisico, nella vita crearsi un riferimento stabile è importante per fronteggiare le difficoltà che rischiano di “farci cadere”. Creare e stabilire un punto fisso quando corpo o mente sono in disequilibrio è un mezzo immediato anche per portare l’attenzione su ciò che si sta facendo vivendo al meglio il qui e ora. La stabilità fisica è influenzata dal centro di gravità. La gravità è una forza diretta verso il basso che passa attraverso il centro di gravità di qualunque oggetto. Più è basso il centro di gravità, più è stabile la posizione. Nelle asana l’esercizio si rivolge innanzitutto alla ricerca di stabilità, allineando al meglio le membra, nonché sciogliendo le tensioni in atto. Un buon allineamento di ossa, muscoli, articolazioni, legamenti, tendini e di tutte le fibre consente di raggiungere un miglior equilibrio e una buona stabilità con minor sforzo fisico. L’allineamento corretto favorisce la circolazione dei fluidi corporei (sangue, linfa…), crea maggior spazio tra gli organi interni e favorisce un maggior flusso energetico migliorando salute e benessere. L’iconografia indiana ricca di miti ci propone Tada, la montagna, simbolo sacro per la civiltà indù e per il tantrismo in particolare. La montagna per eccellenza, regina e ricettacolo del sacro è la catena himalayana, che nella mitologia diventa Himavat “la dimora delle nevi”, ma anche la montagna sacra a Shiva. Tada è anche un’asana, fondamentale per la comprensione del corpo che diviene centrato, lievemente allungato e nel contempo rilassato. Postura dall’apparenza semplice, quando è correttamente eseguita richiede un graduale e paziente lavoro su tutto il corpo ed è la premessa necessaria per costruire la posizione verticale corretta ed essere certi di avere i “piedi per terra”. La percezione del corretto contatto con la terra e la consapevolezza degli eventuali squilibri nel nostro modo di appoggiare i piedi al suolo è fondamentale per ritrovare il centro; il peso del corpo deve essere distribuito su entrambi i piedi e su tutta la loro lunghezza a partire dalle dita sino ai talloni. I piedi devono essere “spalmati” a terra; non deve risultare un eccesso di peso sulle punte ma neppure sui talloni, bensì ovunque. La medesima cosa vale per la tendenza a sbilanciarsi sui bordi; osservare con attenzione e stabilizzarsi al centro. La montagna è simbolo di “un grande centro”, la connessione fra la terra e il cielo; non a caso nella postura i due elementi opposti devono risultare in perfetto equilibrio attraverso il centro di gravità: il bacino. In questo senso occorre acquisire la consapevolezza della mobilità del bacino, attraverso il movimento di basculazione, per ritrovare la lieve anteroversione che consente anche la distensione dell’area lombare. Tutto il tronco allora si erigerà e la testa seguirà la linea diritta della colonna vertebrale così come la vetta del monte. La ricerca della centralità nel mondo indiano è un tema ricorrente, numerose sono infatti i miti che la rappresentano o ne richiamano l’energia. Ardhanarishvara, per esempio, è la sintesi perfetta delle energie maschili e femminili dell’universo; il Dio metà donna risultato dell’incontro tra Shiva e Parvati in cui la pulsione erotica derivata dalla separazione delle due energie si trasforma e diventa tensione verso l’unità e la completezza nonché impulso creatore. Anche dal punto di vista emozionale le energie separate cercano l’unione, perchè la centralità possa condurre alla vitalità, alla creatività e alla forma. Nella schiera dei guerrieri ritroviamo Virabhadra, l’invincibile, che rappresenta attraverso la sua iconografia la tensione tra passato e futuro (con le braccia aperte e tese) e la necessità di porsi al centro per farsi ricondurre e stare costantemente nel presente. Il punto centrale che è necessario ritrovare, in lingua sanscrita è denominato “bindu” e viene posto al centro dello Yantra, affascinante diagramma simbolico che esprime in maniera analitica le energie delle forme cosmiche rappresentate.

“Nelle Upanishad Brhadaranyaka, una delle sacre scritture, si parla del ragno seduto al centro della sua tela, che emette e riassorbe i suoi fili in cerchi concentrici, tutti fissati in un punto. I fili del ragno che si espandono simmetricamente si riconducono tutti nel punto centrale della tela.

Come per il ragno il centro dello yantra è il punto dal quale l’intero diagramma si espande, è la sorgente che irradia l’energia che genera tutte le forme, è l’essenza divina, da cui procede il mondo polarizzato. La visualizzazione dello Yantra è sempre focalizzata nel suo centro, lasciando poi che l’energia delle forme esterne agisca per ciò che rappresentano.”