Pensiamo al risveglio mattutino e a come, prima di scendere dal letto, spontaneamente sentiamo l’esigenza di stirare tutto il corpo… istintivamente l’allungamento riporta il corpo ad una condizione di benessere e ci riporta la vitalità necessaria per affrontare il quotidiano eliminando il torpore.

L’allungamento di una o più fasce muscolari, quando è fatto gradualmente e con consapevolezza, porta ad una condizione di maggior distensione oltre che ad una elasticità maggiore con conseguente ossigenazione del muscolo e una maggiore mobilità articolare.

E’ interessante analizzare l’allungamento anche da un punto di visto simbolico: raggiungere una maggiore lunghezza ci permette di sentirci meno compressi, più leggeri e disposti ad “andare oltre”.

Allungarsi è crescere in tutte le accezioni del termine; nella lingua sanscrita della tradizione indiana ritroviamo la parola “tana” che significa estendere, allungare, ampliare.

A livello corporale quando pratichiamo lo yoga tendiamo ad applicare “tana” quasi sempre; non esiste postura infatti che non contempli un allungamento, lo stesso avviene a livello energetico, ogni pranayama tende a prolungare l’atto respiratorio. Il tutto per condurci ad una condizione di maggior benessere sia fisica che mentale attraverso l’influenza di un respiro più profondo e quieto.

La sensazione di benessere generale che si vive dopo uno stiramento è strettamente connessa ad un meccanismo interno di produzione ormonale, infatti l’esercizio di allungamento stimola la produzione di serotonina, corroborante del sistema nervoso e stabilizzatore dell’umore, e provoca un aumento di adrenalina, essenza di energia vitale e gestore della fatica.

Quando agiamo per stirare chiamiamo in causa l’apparato muscolo-scheletrico (ossa e muscoli) e la respirazione che a sua volta coinvolge la muscolatura della parte anteriore del corpo, quella della regione toracica e quella addominale. Per questa ragione è importante avere una chiara coscienza del proprio respiro e l’educazione a direzionare il respiro e ad espanderlo diviene fondamentale soprattutto quando si ricerca dello spazio in più che non serve per essere riempito ma che deve essere lasciato vuoto per condurre il corpo e la mente in una condizione di “apertura ampia”.

Esiste una stretta correlazione tra le parti del corpo stimolate e il cervello cui le stesse sono connesse. Il retro del corpo è collegato al retro del cervello (ipotalamo e sistema limbico) mentre la parte anteriore è connessa alla neo corteccia.

Allungamenti e decontrazioni della parte posteriore determinano l’interruzione della reattività dell’ipotalamo: si indeboliscono i condizionamenti legati alla paura, la fuga, l’attacco. L’alleggerimento della parte posteriore attraverso l’allungamento permette di accedere alla profondità interiore, ad una visione più aperta e ci conduce facilmente nello stato della meditazione.

La decontrazione e lo stiramento della parte anteriore invece riduce la predisposizione allo sbilanciamento psicologico e al pensiero sul futuro e ci conduce nel prezioso stato del “qui e ora”. Ne consegue una migliore connessione con la parte posteriore, ove risiede il sentire ricettivo, per giungere ad una maggior centratura sul presente, sbloccando la sensibilità interiore.

Il percorso simbolico che segue lo yogin è ben espresso dalla stabilità verticale della colonna vertebrale: immaginiamoci nella posizione seduta a gambe incrociate e subito ci appare naturale porre l’attenzione sulla linea verticale, sulla distanza tra la base del bacino a contatto con la terra e il vertice del cranio a contatto con il cielo. Questa lunghezza – attraverso un leggero stiramento della colonna, l’allungamento della nuca, il bilanciamento tra il lato sinistro e quello destro e una buon appoggio alla terra per ossa ischiatiche e gambe – deve diventare sempre più ampia ma nel contempo stabile, cosi da poterci condurre in una verticalità dove non esiste più scissione tra essere individuale e universo. Proprio in questo modo noi siamo lo yoga: l’unione.

Esiste nel mondo yogico una figura simbolica che rappresenta in modo mirabile la necessità da sempre di ogni essere umano di “allungarsi”. Kundalini è sostanzialmente un’energia rappresentata da un serpente arrotolato posto alla base della colonna. L’energia è dormiente ma in grado, una volta risvegliata, di allungarsi verso l’alto e distruggere l’illusione della vita e di condurre alla liberazione. Da sempre l’obiettivo di ogni praticante spirituale è stato quello di smuovere l’energia facendo in modo di farla salire sino al vertice del capo e ritrovare la chiara coscienza… Senza sperare di arrivare tanto ma rimanendo in una fase intermedia, conducendo il corpo nella direzione di uno stiramento mirato e consapevole e sostenuti da un respiro allungato, è possibile aprire grandi spazi di visione rinnovata.