“…ho fatto per molti anni il mestiere del muratore. Il muratore è qualcuno che issa i muri e i muri servono sempre a dividere, anche quelli di uno stesso appartamento. L’unica opera edilizia cordiale è il ponte che invece di dividere vuole unire, nel collegare scavalca le rivalità; parola che proviene, appunto, dallo stare in due rive opposte. Quindi per me i ponti sono dei punti di sutura: l’atto di distruggerli contiene un’offesa più profonda del solo abbattimento di un manufatto utile, contiene l’offesa e l’oltraggio di una mano che strappa i punti da una feriti” (Erri De Luca)
Il ponte è una delle opere più grandiose che l’uomo abbia mai progettato; grazie a queste costruzioni l’uomo può attraversare corsi d’acqua, arterie stradali e valli. Su di essi si può camminare o viaggiare per varcare un ostacolo sottostante. Da sempre elemento indispensabile senza il quale alcuni luoghi rimarrebbero isolati, i ponti sono anche il simbolo indiscusso di unione e legame tra persone, razze e popoli.
L’attrazione verso ciò che è sconosciuto, il diverso, cose, luoghi o persone, ha attivato nell’essere umano la capacità creativa di “gettare dei ponti” che consentono comunicazione e possibilità di incontro tra differenti realtà, senza per questo ostacolare il fluire di ciò che era preesistente.
Dove si costruiscono ponti non ci sono però assimilazione, fusione o identificazione totali, ma piuttosto accrescimento di conoscenza e scambio di idee.
 Il ponte è esperienza concreta di unità e diversità insieme, di opposti che in origine sembravano molto distanti e improvvisamente si trovano ad essere talmente vicini da poter interagire con grande facilità.
Anche dal punto di vista soggettivo e interiore il ponte richiama ciò che l’uomo ha imparato a costruire per superare la scissione e l’isolamento tra sé e l’altro, tra parti di sé, in presenza di una condizione di disarmonia e sofferenza. I ponti sono punti di contatto che forniscono la possibilità di unire le diverse caratteristiche che abitano l’uomo creando, attraverso l’integrazione pacifica delle zone d’ombra con quelle luminose, del conscio con il subconscio: alternative emotive e di pensiero verso maggior benessere e gratificazione.

Se da un lato lo yoga ha come obiettivo l’unione delle polarità rappresentate dalla dimensione fisica e psichica, della materia con lo spirito, del profano con il sacro, i ponti possono rappresentare un passaggio intermedio per raggiungere questa importante meta e comunque costituire un elemento di miglioramento di sé e di crescita interiore. Attraverso la pratica costante è infatti possibile intraprendere un percorso evolutivo che mira alla congiunzione di tutti gli aspetti del Sé favorendo atteggiamenti positivi verso tutte le manifestazioni della vita quotidiana, siano esse di natura strettamente personale o relazionale.

E quando sembra impossibile unificare la terra con il cielo e la nostra dimensione umana non riesce ad entrare in contatto con quella divina, allora sarà necessario una figura intermedia, un ‘ponte-fice’, un maestro nel corpo e nello spirito che ci guidi nella costruzione di questo collegamento.
 
 
